Dignità
Ero sempre stata quella del fare “il tutto per tutto” per salvare una relazione, lo facevo in nome dell’amore; credevo.
Ora che sono sola da un po’ e sono quindi fuori dai meccanismi di una relazione, mi sto annotando dei promemoria (del cuore).
Le volte in cui sono stata lasciata, poi, sono rimasta in attesa con la disperata speranza che… , il bisogno di… Ho creduto addirittura nelle pause.
Vedendo da questo posto privilegiato – nel tempo in cui sto avendo una relazione con me stessa – noto quanta debolezza ci fosse in quel comportamento; quanta sfiducia.
Nulla a che fare con l’ego, con l’orgoglio (che chissà a che serve l’orgoglio, poi). Ora mi si svela la parola: dignità.
Dignità dell’anima e quindi della persona.
L’orgoglio gonfia, la dignità rafforza.
L’orgoglio costruisce muri, la dignità radica.
La dignità contempla l’amore, il sentimento, l’emozione, e li rispetta così tanto – si rispetta così tanto – che non li svende con l’attesa sterile.
La dignità sa che è semplice:
chi ti vuole ti prende, chi non ti vuole di perde.
Quando una persona ci perde è nostro compito non perderci, non disperderci, non svendere il nostro cuore. Quando una relazione finisce o si interrompe non vince né chi fugge né chi rincorre: vince chi ama; prima di tutto sé.
Restare in attesa, pregare un ritorno, dire “Sappi che io ci sono”, sono tutti comportamenti che frammentano, smagnetizzano, indeboliscono.
Serve avere il coraggio di mettere un punto e raccogliere tutta la dispersione che avevamo programmato, per riunirci nel nostro cuore. Per restare nella dignità che dovrebbe essere prerogativa di ogni sentimento e relazione.
La dignità ci nutre e prepara per l’amore che meritiamo: quello che sa restare, che ci prende e non ci perde.
Gloria Momoli