Pausa

Non ho mai creduto nelle pause all’interno della relazione. Non per sentito dire: perché le ho sperimentate e per me non funzionano.

Quando qualcosa deve cambiare in un rapporto – o in una qualsiasi altra situazione – o ci si stringe con coraggio più forte, o si mettono le mani nella merda (così è, senza tanti giri di parole) insieme, oppure – a mio parere – non si è in due, ma si è soli.
Se invece nella pancia sentiamo il “Basta!”: perché diluire la sofferenza e annacquarci il sentire, invece di agire con coraggio?

La pausa è un tempo inesistente, un’azione inesistente.
In natura non esiste pausa. Le cose procedono, scorrono, cambiano, crescono; oppure muoiono. Nulla può essere messo in pausa.
Anche l’inverno – che all’apparenza è una stasi – è l’incubazione più potente della vita. In superficie tutto tace ma sotto prolifera ogni cosa. Nulla è fermo.

Da piccola una delle mie zie mi diceva “Quello che è per te, non te lo porta via nessuno.”
Non ci credevo appieno fino a quando – alla fine di una mia relazione – ho fatto promettere a un’amica che ogni volta che l’avrei cercata per qualsiasi cosa riguardasse lui e avesse a che fare con l’accanimento del pensiero, mi avrebbe detto solo: se è lui, torna.
Nessun se, nessun ma, nessuna frase non vera o di finto supporto momentaneo. Solo: se è lui torna.
Ha funzionato. Queste parole zittivano i pensieri e davano pace alla mia anima.

Quello che è per te, la tua strada, le persone che ne devono fare parte, i posti, le situazioni, le esperienze: sono; restano o in qualche modo tornano (questo non vuol dire debbano farsi il viaggio da soli).

Non temere di lasciare.
Se l’albero non lasciasse cadere le sue foglie in autunno, non esisterebbe la primavera.

Non possiamo perdere nulla di quello che ci appartiene nell’anima.

Gloria Momoli