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Questa cosa che luce e buio si susseguono, nel mondo. In un costante ciclo giorno e notte.
Eppure ancora non l’abbiamo imparato e abbiamo chiamato i bassi, difficoltà. Abbiamo inventato la parola fallimento, l’infelicità, i problemi.
Abbiamo imparato ad avere paura del buio. È stato personificato nell’uomo nero, nello sconosciuto. Ci hanno insegnato a fuggire dal dolore a opporvi resistenza o a combatterlo.
Invece di vivere tutto in divenire com’è, nel suo precedere e seguire naturale.
Come le valli, le colline: semplicemente sono.
Dove un alto il suo contrario, dove ascesa discesa. Semplicemente è perché dev’essere. Nulla di sbagliato, nulla di spaventevole.
Un seme si radica nel terreno, un’emozione nasce tra stomaco e gola, un feto cresce dentro ad un corpo: al buio. Per venire poi alla luce. Per ritornare poi al buio…
«Se l’inverno dicesse: “Ho nel cuore la primavera.” Chi gli crederebbe?»
Io.
Gloria Momoli