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Trovo incredibile quanto abbiamo imparato ad aggrapparci alle cose così come sono, solo perché sempre sono state così. Quasi terrorizzati all’idea di svelare, scoprire, mettere in discussione.
 
Quando una cosa è vera ed è nel bene: è vera ed è nel bene da qualsiasi punto la si osservi, in ogni parte di essa in cui la si frammenta per vederla nel dettaglio, rivoltata da dentro a fuori, messa in luce, messa in dubbio.
 
Insieme all’infelicità ci hanno instillato la convinzione che non ci sia altro modo. Hanno addirittura messo la felicità alla fine di una strada, invece di farla stare in ogni nostro passo. Insieme alla finzione, alla superficialità, alle dipendenze, ci ha hanno legato stretto l’accontentarsi di una vita così com’è con lo slogan: perché se è così un motivo c’è.
 
Per ogni sintomo una medicina e per ogni tentativo sovversivo ai loro occhi, un’altra medicina.
Abbiamo smesso di ascoltare, comprendere, ribellarci.
 
Ci basti pensare che viviamo con l’accettazione che siano le donne a dover imparare a difendersi dall’uomo violento, e non l’uomo violento a guarire sé; o con l’ingresso del terrorismo nelle nostre case attraverso la televisione senza chiederci “Non dovrebbero – invece – educare le persone alla consapevolezza?”. O attraverso la disinformazione con storie che arrivano dopo – troppo tardi – di omicidi, catastrofi, invece di informazione che educa ad “essere” nel tempo giusto, ad avere cura e rispetto. O – ancora – di pubblicità, messaggi, parole avvilenti, vuote, che creano dipendenza da chi non ha a cuore noi ma il proprio ego.
 
Credete: non sono da denigrare quelli che mangiano integrale ma quelli che l’integrità non sanno nemmeno cosa sia. E non di un seme, ma di un valore vero: che poi è seme e vita.
 
Siate ribelli! Che la verità messa in discussione resta tale, e quel che vacilla lasciate che cada perché significa essere menzogna.
 
Gloria Momoli