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Ti cerco stretto tra le mani di due innamorati che passeggiano, lì in quel posto caldo e senza spazio di indugio.
Ti trovo in una primula in un bagno in autostrada. In un ragazzo che mi precede all’ingresso di un condominio e prenota l’ascensore per me e la mia valigia, mentre lui prosegue a piedi.
Sei nel profumo del freddo che respiro a pieni polmoni, mentre cammino per consegnare due rose e una poesia scritta a matita. In una casina tra i monti, con la musica che esce a sostenermi, ed entra in me, dicendo in inglese “Amare può far male a volte, ma è l’unica cosa che ci fa sentire vivi”. La luce calda dentro: quelle mura e questo cuore, che batte all’impazzata e si inzuppa di te. Posa occhi e mani con rispetto, benedice e ama, senza essere visto, senza fare rumore: come un angelo nella notte.

Sei nelle parole che mi escono dalle dita dopo anni a frequentare il silenzio. Lettere che intreccio come una madre fa con i capelli di sua figlia, e tra le ciocche stringe un mistero atavico; eterno.

E magari quella mani saranno le mie tra i capelli tuoi, bambina mia. Seduta tra le mie gambe aperte, accarezzandoti i pensieri, ti parlerò di lui: dell’amore.
Se tu mai arriverai, so che sarai maestra e mentre io ne parlerò per dirti che è ovunque,
tu,
fresca di cielo,
me lo insegnerai.

Gloria Momoli