Tutto quell’amore lì

Guarda che non è vero che sei tutte le tue cicatrici, ti sbagli quando guardi soprattutto alle ferite, alle mancanze, al dolore.
 
Perché ti dimentichi che tu sei soprattutto le carezze che hai ricevuto, i baci dati ridendo sbattendosi i denti l’una contro l’altro, sei gli occhi che ti si sono posati addosso e non riuscivano a smettere e guardare altrove.
Sei soprattutto gli abbracci, le mani strette dentro a quelle di qualcun altro quando la strada era insieme, l’incanto di pensarsi dentro ad ogni canzone, in ogni fiore. Il gesto ricevuto di spostarti i capelli per vederti meglio il volto.
 
Sei tutte le volte in cui hai accolto con presenza, e il godimento era lo stesso. Non più due, ma uno, a mordere la vita come si fa con un frutto maturo: quel sapore lì, quella fame lì.
Tu sei tutte quelle volte lì.
 
Sei il profumo della bocca che chiama un’altra lingua, gli sguardi di complicità, di passione, di tenerezza, desiderio.
Sei tutte le volte che sei stata vista, vista davvero oltre gli abiti, la timidezza, i nascondigli del mondo. Vista nella tua luce e amata lì.
 
Sei tutte le volte che sei stata necessaria.
Dio, essere necessari in un mondo che ci ripete che tutti sono utili e nessuno è indispensabile, è vita, quella vera che si accorge, che qualcuno si ferma a notare e ringraziare, ad amare: tu sei quella. Tutte sei tutte quelle volte lì.
 
E smettila di dirti che quegli amori sono finiti, perché sono finite le relazioni:
e tu resti
tutti quegli amori lì.
 
Ricordalo, quando ti vedi riflessa in uno specchio. Niente è andato perso, nulla è stato vano:
 
tu sei tutto quell’amore lì.