9.10.2019
Lavoro con il mio Mac in un locale pubblico, revisiono dei testi; alzo lo sguardo e al tavolo davanti al mio c’è un ragazzo. Solo, calmo, senza telefono tra le mani che reggono invece una bottiglia di acqua.
Intorno a lui arrivano e vanno persone che parlano, portano piatti pieni di cibo o sacchetti, cose, parole, confusione.
Ho notato la sua essenza, che spicca nell’ingombro che lo circonda. Mi è piaciuta.
In questo tempo che ci spinge – spinge! – ad andare sempre di fretta, ad avere sempre qualcosa da fare, dire, tenere, mangiare, accumulare, comprare… agli occhi del mio cuore emerge chi semplicemente e potentemente: è.
Come una crepa di un muro antico tra palazzi tirati a nuovo.
Quei muri da cui entra la luce perché dietro c’è il cielo e non altri mattoni a chiudere l’edificio; quel che non serviva più è già crollato. Una costruzione a cui il tempo ha ridato il mondo, svuotandola dell’effimero.
Per un periodo avrei voluto fare la restauratrice perché il mio animo è antico: al nuovo preferisco sempre il vero, al costruito il recupero dell’anima.
Gloria Momoli