Mi capita spesso

Mi capita spesso.
Mi capita di guardare le coppie longeve e di osservarle.
Mi capita e sì: mi chiedo se anche io potrò, se anch’io saprò.

Se le mie mani sapranno farsi rugose dentro le mani di un uomo. Se il mio spazzolino saprà stare nello stesso bicchiere di quello di un altro, tanto da riempirsi di lievi strati di dentifricio e appoggiarsi setole su setole; vicini, attaccati, intimi.
Se nel fondo del cassetto ci saranno i ricordi di entrambi, la polvere sulle foto degli anni, cose mie cose sue che non servono più ma sono ricordi. Calzini spaiati di piedi diversi che hanno camminato fianco a fianco sulla stessa strada.

Mi chiedo se un gomito che fatica a piegarsi per infilare il cappotto, verrà aiutato da gesti sapienti e altrettanto doloranti ma fatti silenti dalla galanteria. Se dei capelli sapranno diventare grigi e poi bianchi sotto i miei occhi, tra le mie dita, anno dopo anno, cadere e io restare: in piedi con amore davanti all’uomo che amo. Magari ricurva, sicuramente raggrinzita.

Mi chiedo se un uomo saprà baciare la mia sensibilità che si fa saggia negli anni; lei che tanto dà e tanto chiede.

Mi chiedo se vedrò quello stesso sguardo in altri corpi più giovani, oppure una fossetta, una curva, un colore; lui radice e loro i nostri frutti.
Con quegli spazzolini che per qualche anno restano accanto ai nostri e poi se ne vanno, accanto ai loro.

E restiamo in due. Di nuovo. Di quel numero che sacro va protetto e genera la vita.

E sì lo so che per ogni domanda arriva una risposta, allora smetto di chiedermi ‘se’ ma ‘quando’.

E senza fretta faccio ora ogni cosa da sola.
E mi rendo possibile, e mi faccio capace. 

Gloria Momoli