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Questa è la storia di Ambra, una donna con un passato di quelli che un giorno è in un modo e il giorno dopo ti crolla tutto addosso. C’entrava un uomo. C’entra lei. Ma è passato.
Il suo presente – invece – è quello di una donna che da anni vive una relazione con un uomo sposato. Gli anni sono quasi cinque. Lei è quella che molti giudicherebbero “l’altra”.
“Io lo amo.” dice con le lacrime agli occhi.

Ti vedo da lontano, mentre camminando su e giù per un corridoio che hai consumato, sei al telefono con qualcuno.
Ti vedo da lontano che di quel qualcuno sei innamorata.
Te lo chiedo e la risposta è sì con gli occhi, le labbra, gli zigomi e le mani: senza dire una parola.
Facciamo che tu ti chiami Deva.
Fuori è inverno e in Deva è primavera. Di quelle primavere in cui sbocciano anche i fiori in uno di quei vasi dimenticati in un angolo. Di quelle che il cielo profuma e non delle sbocciature: di cielo. E il sole è anche luna, perché niente riesce a tramontare.
Il giorno dopo mi prendi in disparte emozionata e mi dici “Posso mostrarti una sua foto?”. Guardo lui e vedo lei, si somigliano. Di quel divino somigliarsi.

Ambra e Deva sono due donne. Ambra e Deva sono due nomi inventati.
Le loro storie sono reali, invece.

– L’amore è sempre vero, se è amore. Le relazioni sono un’altra cosa –

Tu mi formi, amore.
Mi affascini e io ti accolgo. Non giudico le forme che ne diamo noi umani, le comprendo nel cuore: tra l’onorarti e il limitarci; tra il semplificarti e il complicarci. Tu rimani uguale e io ti sento. In quelle lacrime e tra le altre mani.
Tu resti mentre ogni cosa intorno a te cambia. Tu sei oltre. Altro.

Mi inchino a te. Ti seguo ovunque, ti sento in ogni cosa: formami.

Gloria Momoli