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Non dirmi che la tua sveglia suona tutte le mattine alle cinque per meditare, confessami cosa ti tiene con gli occhi sbarrati quando non riesci a dormire e vorresti gridare.
Voglio sapere in che luoghi o relazioni continui a mettere virgole dove andrebbero invece punti e basta. Cosa porti avanti che avresti dovuto chiudere da tempo, ma – dannazione – non riesci.
Dimmi cosa non sai, cosa devi imparare e ne avrai ancora per molto, invece di continuare a predicare quello in cui sei impeccabile: e sterile, sembra, ormai.
Non dirmi quanto sei brava, preparato, infallibile: fammi vedere che anche tu a volte hai dentro un bambino bisognoso che prende le redini; una bambina che si è sentita amata meno di qualcun altro e ora pensa di dover lottare per guadagnarsi l’amore.
Raccontami dei tuoi mostri: così che anche i miei possano sentirsi compresi.
E ti prego non condividere i tuoi problemi e i tuoi sbagli solo dopo averli smussati, lucidati, ingellati, resi impeccabili anch’essi: sussurrami o urlami che sapore hanno le tue lacrime e quanto ti senti brutta di fronte ai tuoi limiti o perso tra le bugie che hai detto.
Sono stanca di trionfanti fiori recisi che durano il tempo di una rotazione terrestre:
io voglio i semi che mettono radici nel buio delle stagioni che passano, per poi – solo poi – venire alla luce.
Gloria Momoli