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Ho comprato un libro che ha lo stesso odore dei libri delle vacanze estive, quando andavo a scuola. Di quelli coi compiti, che si facevano per primi con le cose più facili e divertenti e si lasciava alla malinconia dei giorni di settembre, quelli più difficili.
Mi sembra di averla ancora addosso, la luce che c’era a casa mia nei pomeriggi di inizio scuola. Quella fatta d’arancione e del desiderio di fare tutto con ordine: scrivere bene nei quaderni nuovi, tenere la cartella pulita e organizzata, temperare le matite: Dio, il profumo delle matite colorate! Su quel tavolo della cucina che era l’unica per me.
Poi in un battere di ciglio ti ritrovi ad avere delle chiavi in mano di un appartamento in affitto, solo tuo, con una cucina, solo tua. E ti senti grande. Incapace, ma grande. Fino a quando comprendi che crescere non è semplice, e in quei quaderni dei compiti mica te lo avevano spiegato, nemmeno dopo, nemmeno all’università. E ti senti piccola, piccolo di nuovo – o forse davvero per la prima volta – al cospetto della vita. Un granello di nulla in una galassia: un granello di nulla, più l’ansia, nel mio caso. Un punto da cui passano infinite emozioni, mentre cerchi l’altro punto da cui far passare una e una sola storia d’amore. Quella. Con la q maiuscola.

E la certezza che no, non farai tutto con ordine, e che la maggior parte delle volte sarà un continuo sbaglio e la maestra – o il maestro – a correggere, sarai sempre tu. E a scegliere di migliorarti, sarai ancora tu. Ma non quel migliorarti da frasi motivazionali da frigorifero, o da felicità a tutti i costi. Quel lavorare su di sé per sciogliere i nodi, e poter poi aiutare gli altri. Con umiltà e servizio. Se no a cosa serve essere qui insieme.

Ho comprato un libro che ha lo stesso odore dei libri delle vacanze estive, di quando ero piccola. E l’unica cosa che non è cambiata è proprio l’essere piccola. E non in senso diminutivo, ma con consapevolezza. Piccola, in cammino e con l’ardente desiderio di sentirmi a casa in me, ovunque. Con le chiavi in mano di tutti i miei limiti, che aprono le porte di una compassione capace di vedere la complessità, di rispettarla, di onorarla. Di contenere il mistero.

Perché io credo in molte cose e ne vedo anche di più, ma della vita tengo stretta la certezza di non aver capito nulla di definitivo, perché quel poco che penso di aver compreso: passerà, cambierà.
Preferisco così.
Piccola e alunna: sempre.

Gloria Momoli