———————————

Perché alla fine tocca solo a noi, sapete? Mettere le mani nella merda di schemi sbagliati, iniziati prima che potessimo anche solo accorgercene e perpetrati perché il dispendio di energia è inferiore che affrontarli e cambiarli. Risistemare i pezzi che abbiamo lasciato in giro, affrontare i nostri limiti, le nostre paure, voler andare oltre, voler vedere tutto quello che c’è da vedere, sciogliere i nodi, amare nella libertà della comprensione.
 
Tocca solo a noi, perché da grandi nessuno bussa alla nostra porta per dirci “Guarda, vedo che stai male, vedo che fai sempre la stessa cosa perché non ti ami abbastanza, ho la soluzione, non devi fare nulla tu.”
E se abbiamo la fortuna di incontrare e scegliere persone che ci si affiancano nel processo di guarigione, spetta ancora e solo a noi il lavoro. Nel silenzio delle nostre stanze a guardarci dentro davvero e a fare quello che serve – anche quando ogni parte fa resistenza – per onorare la vita che ci è stata data in dono. Praticare la guarigione, non sperare che magicamente accada.
 
Io questo so: che mai e poi mai vorrei fare ricadere su chi amo, cose mie del passato che non ho risolto o che addirittura non vedo nemmeno, e che ho sposato ciecamente come “buone” quando buone non sono. Mai vorrei ferire perché non so, non vedo, non mi conosco, non ho indagato, non sono consapevole; oppure ho visto ma fa niente: arriverà chi saprà guarire, chi riempirà i vuoti, chi sarà forte per due. Non potrei mai dare questa responsabilità a qualcun altro. Non vorrei mai.
 
Non pretendo di essere risolta o di non sbagliare, così come non lo cerco nell’altra persona. Ma di essere in cammino, sì. Questo lo voglio, questo lo cerco. In me e nell’altro. Perché questo significa liberare l’amore dalle zavorre e lasciare che sia puro, come merita. Perché questo significa non scappare di fronte alle difficoltà quando si presenteranno, ma essere disposti in due a darsi da fare con cuore buono e impegno.
 
È utopia? No, io credo sia disillusione, invece. Quella disillusione che guarisce. Che ci fa vedere le cose come sono, non come vorremmo che fossero. Che ci fa amare il processo. Che ci fa amare noi nel processo.
Che ci insegna che siamo qui insieme, non a farci del male ma a farci del bene. Non ad imprigionarci, ma a liberarci.
 
Gloria Momoli